Un dono di Dio
Vedete?
Ha una strana forma, ma là dove è stato creato hanno un
modo tutto loro di fare le cose.
Immagino che lui incominci a sentirsi molto compiaciuto
per come ve la state cavando.
Da quando avete scoperto come maneggiare il fuoco della
conoscenza, avete respinto sempre più lontano l’oscurità: certo, lui è ancora
convinto che non sia roba per voi, che finirete con l’usarlo per colpirvi a
vicenda, ma non si può negare che questa nuova scienza vi avvicinerà ai segreti
che governano la vita, segreti che fino ad oggi solo le divinità potevano
conoscere. Potreste mancare un po’ di modestia, avvicinandovi a tanta
onnipotenza; anche un dio ha il suo orgoglio, ma probabilmente vi perdonerà,
con la bonarietà che qualunque padre riserverebbe a un figlio giovane e
irrequieto.
Conoscerete tanto del mondo, forse troppo; vi innalzerete
verso vette che nessun altro essere vivente potrebbe anche solo immaginare, e
questa è una cosa buona e giusta, no?
Pur essendo sprovvisti d’artigli, dominerete ogni altra
creatura.
Vi lascerete alle spalle i pericoli delle grotte per
dimore sempre più comode.
La luce che state spargendo sul mondo arriva ovunque; lui
ne avrà visto il bagliore da lassù e sarà fiero dei vostri sforzi per replicare
il suo potere, anche se qualcuno prima o poi si metterà a parlare in suo nome,
a mettergli le parole in bocca, ad interpretare il suo pensiero.
Così, eccomi con questo suo dono, creato apposta per voi.
Non ho idea di cosa contenga.
Mi ha detto che non va aperto, per nessuna ragione.
Dimenticavo,
io mi chiamo Pandora.
Ps, gradite anche una mela? Il serpente mi ha assicurato
che è deliziosa!
Il vaso che secondo la mitologia greca Zeus regalò agli
uomini, per punirli del furto del fuoco della conoscenza, conteneva i mali del
mondo.
Malattia, Pazzia, Gelosia, Vecchiaia e Vizio.
Una volta aperto, si diffusero sulla terra, portando
dolore e sofferenza.
Conteneva anche la Speranza. Il coperchio fu chiuso prima
che uscisse.
Nessuna divinità degna di questo nome si prenderebbe più
il disturbo di recapitarci il male con un trucco da due soldi.
Che poi, di tutto quello che può concepire un essere
onnipotente, proprio un vaso. La prima cosa che ti viene in mente di regalare
al matrimonio di un parente che non vedi da trent’anni.
Del resto, non ne avrebbe nemmeno più bisogno.
Abbiamo imparato a fare tutto da soli, anche a scambiarci
il male.
Questo mondo è tutto uno sbocciare di vasi di Pandora.
Non importa cosa ne esce; restiamo lì a bocca aperta,
senza fare niente. Il male, il più banale dei regali, riesce sempre a stupirci,
come se arrivasse da chissà dove.
Non lo vediamo nei morti di fame che aspettano che
piovano briciole dalle nostre tavole imbandite, finché non crepano ai nostri
piedi.
Non lo vediamo mentre i titolari del Verbo, i megafoni di
Dio, ci condannano a morte, finché un bambino di dieci anni non ci giustizia
come cani infedeli.
Un bambino di dieci anni.
Ma abbiamo sempre speranza. Di quella, ce n’è quanta ne
vogliamo.
Bellissima. E inutile.
Chiusa dentro al vaso.
Abbiamo imparato fin troppo bene ad aspettare che venga
fuori da sola.
Bisognerebbe trovare il coraggio di andare a
conquistarla, per tirarla fuori dal buco in cui ce la dimentichiamo ogni volta.
Perchè lì dov’è, non serve a un accidente.
Magari impariamo anche a farci qualcosa di utile. Siamo
bravissimi a imparare tutto, no?
Tranne una cosa. Quella proprio non ci entra nella testa.
Abbiamo tutti lo stesso identico cuore rosso dentro. E
continuiamo a farlo sanguinare.
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