2011

3D(La Terza Dimensione)



“Potevamo stupirvi con effetti speciali,
ma noi siamo senza,
non fantascienza”


Parodia della pubblicità Telefunken, metà anni ottanta circa



Quando Galileo presentò all’Accademia Vaticana i risultati sull’osservazione del moto terrestre, i cardinali scapparono dalla sala con le mani nei capelli.
L’umanità se n’era stata beata al centro dell’universo per migliaia d’anni, con il firmamento che gli ruotava attorno come il più collaudato dei carillon, e da un giorno all’altro si ritrovò su uno dei tanti pianeti che giravano senza posa nel vuoto.
Qualcosa di simile accadde alla proiezione di uno dei primi filmati dei Lumière, L’arrivo del treno alla stazione di La Ciotat; la gente fuggì dal teatro perchè temeva di essere travolta dal treno.
Le paure e lo stupore degli uomini davano profondità al mondo che abitavano.
Un secolo dopo è uscita la pellicola di maggior incasso nella storia, girata in 3D.
In milioni ci siamo ritrovati al cinema per poterla vedere.
Era un film interessante, con quei colori improbabili e le prospettive insolite; sembrava un quadro.
E’ buffo, no?
Ci servivano occhiali scuri, in una sala buia, per poter vedere un’imitazione di ciò che ogni giorno avviene sotto i nostri occhi.
Guardare è un modo diverso di toccare, ed è una capacità che stiamo perdendo.
L’abbiamo barattata con la comodità; siamo abituati a tutto e devono fare i salti mortali per inventare qualcosa che riesca a farci alzare un solo sopracciglio.
Come se il mondo avesse seguito il destino degli schermi dei nostri televisori: sempre più piatto.


Eppure le leggi naturali che ci insegnano a scuola non esistono: sono solo ipotesi che reggono fintanto che qualcuno non ne trova di migliori.
Anche le più solide hanno bisogno di qualche toppa, di tanto in tanto.
La famosa legge di gravitazione universale di Newton, che diamo tutti per scontata, non funziona perfettamente.
Quando gli scienziati sono andati a controllare i mattoncini che compongono la nostra vita, le particelle elementari di cui ogni cosa è formata, è saltato fuori che la gravità non conta niente e che anche il limite assoluto della velocità della luce scricchiola.
Nell’infinitamente piccolo, nessuno seguiva il copione scritto e tutti recitavano a casaccio.
Il nucleo stesso della nostra esistenza è affidato all’improvvisazione.
La fisica e la matematica non bastavano più per spiegarlo e hanno dovuto sviluppare discipline più simili alla magia che alla scienza.
Meccanica quantistica.
Il mondo accade perchè esiste la possibilità che possa accadere, e non si può nemmeno osservarlo o spiegarlo come si deve, perchè l’atto stesso di guardare influisce su ciò che si vuole vedere.
Ma occorre un po’ di immaginazione e curiosità, per apprezzarlo.
Ne è rimasta solo agli scienziati: noi paghiamo un sacco di soldi in libri di testo per i nostri figli e per i contratti di Alberto Angela, affinchè ci spieghino che tutto ruota alla perfezione, come quel vecchio carillon smontato da Galileo.
Viviamo dentro al più meraviglioso effetto speciale in 3D dell’universo, sospesi in bilico sulla punta di un atomo, e lasciamo che accada quotidianamente a nostra insaputa.


Quanti effetti speciali che non funzionano più abbiamo disseminato per il mondo?
Tantissimi.
Molti per esempio vengono chiamati musei, che fa meno impressione.
Qualcuno di tanto in tanto gli fa visita, come si usa con certi lontani parenti, solitamente quando non è più possibile rimandare oltre.
Eppure, per centinaia di anni, quei rettangoli di stoffa incorniciata, spennellati con macchie di colore, hanno saputo incantare quanti ci si trovavano di fronte.
Non venivano sepolti nei cimiteri, ma facevano bella mostra di se nelle case e nei palazzi.
Anche allora erano immobili, anche allora non emettevano alcun suono, però avevano così tante cose da dire.
Avevano un grande difetto, questo sì: si fidavano dell’immaginazione e della curiosità di chi gli stava di fronte.
Miravano al cuore delle persone e non al portafoglio di un pubblico pagante.
Ma l’immaginazione e il cuore sono faccende che da anni non servono più, come le manopole per sintonizzare meglio i canali della televisione.
Qualcun altro si prende la briga di immaginare al posto nostro, ed è sufficiente lasciare sette euro alla cassa.
Come i moscerini, che sbattono contro al vetro del solito lampione, noi ci siamo evoluti per cozzare contro i pixel di uno schermo panavision con dolby surround.
Ci viene risparmiata la fatica di alzarci dalla poltrona, figurarsi quella di camminare su e giù per le gallerie di un cimitero di quadri; senza contare quanto ci abbiamo guadagnato in pop corn e coca cola.
Il prezzo dell’immaginazione.
Sette euro a film, otto l’anno prossimo, e l’abbonamento annuale alla pay tv.
I quadri sono l’ultimo dei nostri problemi, questo è evidente.
Però richiedevano l’attenzione che richiede una storia d’amore, e c’è qualcosa di terribilmente guasto nella nostra incapacità di toccarli.
Cosa stiamo guardando di preciso?
Eravamo noi la terza dimensione delle cose e non avevamo bisogno di occhiali scuri per trovare la profondità del mondo.
Sta succedendo qualcosa ai nostri occhi, forse si sta inceppando qualcosa nel nostro cuore.



GALLERIA FOTOGRAFICA










Nessun commento: