2002

Controvento
(con amore e dolore)


Il Tempo se la ride dei confini che noi inventiamo per illuderci di poterlo controllare.
Da cattolici, abbiamo da poco celebrato il secondo anno del 21° secolo.
Per i mussulmani siamo nel 1380.
Per gli ebrei, 5763.
Se esistesse ancora qualche Maya, per lui saremmo nel 5115.
E' il tipo d'occasione sempre propizia, per gli oratori dalla retorica infiammata, per disquisire sul mondo che verrà.
Però, come dire… parliamo come i protagonisti dei film di fantascienza di 50 anni fa.
Clonazione, scienziati pazzi, scudi stellari, computer, esperimenti genetici.
Non lo so; è un po’ come essere fuori dal tempo.
E forse non può essere diversamente, visto che una cosa è certa: nel 21° secolo, tutti noi che stiamo qui ora, saremo gente del millennio passato.
Per questo il nostro carro allegorico rende omaggio a quello che siamo stati.
Lo facciamo bloccando nel gesso 5 piccole schegge, 5 persone che hanno saputo credere in un mondo diverso; alcuni in modo tenace e disincantato, altri con malinconia e rabbia.
Alcuni sconfitti, altri in qualche modo vincitori.
Ma tutti capaci di amare l'immagine di quello strano mondo: diverso da ciò che era, contro ciò che era.
Una donna e quattro uomini. Cinque frammenti di vita: cinque esempi che si alzano sugli altri.
Un presidente cileno, una casalinga americana, un pugile mussulmano, un arcivescovo cattolico e un rivoluzionario leninista.
Mentre nascevano le grandi liste dei diritti umani, liste ancora oggi molto simili ai tappetini che si mettono sull'uscio di casa per pulirsi i piedi, queste persone proclamarono l'unico diritto che non è mai stato messo sulla carta: il diritto di sognare. E di delirare.

Questo carro allegorico è per loro.
E per lo scrittore che ha saputo raccontarceli, strappandoli dall'oblio e dai polverosi libri di testo.
Eduardo Galeano.

"Siamo qualcosa di più di un mucchietto di ossa,
qualcosa di più di un istante che passa
nell'infinita solitudine dell'universo."
da Il libro degli abbracci

Uno dei cinque in basso:

1973
Santiago del Cile

Gli piace la bella vita. Ha affermato più volte di non avere la stoffa dell'apostolo, ne le qualità del martire.
Ma ha anche detto che vale la pena morire per quelle cose senza le quali non vale la pena vivere.
I generali ribelli gli chiedono le dimissioni. Gli offrono un aereo per lasciare il Cile. Lo avvertono che il palazzo presidenziale verrà bombardato da terra e dall'aria.
Insieme ad un pugno di uomini, Salvador Allende ascolta le notizie. I militari si sono impossessati di tutto il paese. Allende si mette un elmetto e prepara il fucile. Risuona il fragore delle prime bombe. Il presidente parla alla radio, per l'ultima volta:
- Non cederò.
Sono venuto a trovarmi in un momento critico della nostra storia, e pagherò con la vita la lealtà del popolo. (scariche elettrostatiche) E vi dico che il seme che consegneremo alla coscienza e alla dignità di migliaia e migliaia di cileni non potrà essere completamente distrutto…(uno scoppio di granata) Loro hanno il potere. Potranno asservirci, ma i processi sociali non si fermano con il crimine e con la forza.
La storia è nostra, e la fanno i popoli…


Un altro:

1967
Houston

Lo chiamarono Cassius Clay: si chiama Muhammad Alì, nome che ha scelto.
Lo fecero cristiano: si fa mussulmano, fede che ha scelto.
Lo obbligarono a difendersi: picchia come nessun altro, feroce e veloce, carrarmato leggero, piuma demolitrice, indistruttibile padrone della corona mondiale.
Gli dissero che un buon pugile lascia la rabbia sul ring: lui dice che il vero ring è un altro, dove un negro vincitore combatte per i negri vinti, per quelli che mangiano avanzi in cucina.
Gli consigliarono discrezione: da allora grida.
Gli misero sotto controllo il telefono: da allora grida anche per telefono.
Gli misero l'uniforme per mandarlo alla guerra del Vietnam: si toglie l'uniforme e dice che non ci va, perché non ho niente contro i vietnamiti. Loro non mi hanno mai chiamato sporco negro.
Gli tolsero il titolo mondiale, gli proibirono di salire sul ring, lo condannarono al carcere e lo multarono: gridando ringrazia per questi elogi alla sua dignità di uomo.

Un'altra, adesso:

1909
New York

Cosa accadrebbe se una donna si svegliasse una mattina trasformata in uomo? E se la famiglia non fosse un campo di addestramento dove il bambino impara a comandare e la bambina a obbedire? E se ci fossero asili nido? E se il marito collaborasse alle pulizie e alla cucina? E se l'innocenza diventasse coraggio? E se la ragione e l'emozione andassero a braccetto? E se i predicatori e i giornali dicessero la verità? E se nessuno fosse padrone di nessuno?
Charlotte Gilman delira. La stampa nordamericana l'attacca chiamandola madre snaturata; e ancora più ferocemente la attaccano i fantasmi che abitano nella sua anima e la mordono dentro. Sono loro, i temibili nemici che Charlotte porta dentro di sé, che a volte riescono a sconfiggerla. Ma lei cade e si rialza e cade e nuovamente si rialza e torna a slanciarsi nel suo cammino.
Questa tenace camminatrice viaggia senza tregua per gli Stati Uniti e a voce e per iscritto va annunciando un mondo alla rovescia.

Un'altro:

1980
San Salvador

Fino a un paio di anni fa, si capiva solo con Dio. Ora parla con tutti e per tutti. Ogni figlio del popolo tormentato dai potenti è il figlio di Dio crocifisso; e Dio resuscita nel popolo dopo ogni crimine commesso dai potenti.
Monsignor Romero, arcivescovo del Salvador, aprimondo, spaccamondo, non ha più nulla a che fare con quel titubante pastore di anime che i potenti applaudivano.
Ora il popolo interrompe con ovazioni le sue omelie che accusano il terrorismo di stato.
Ieri, domenica, l'arcivescovo ha esortato i poliziotti e i soldati a disobbedire all'ordine di uccidere i loro fratelli contadini.
In nome di Cristo, Romero ha detto al popolo salvadoregno: Alzati e cammina.
Oggi, lunedì, l'assassino arriva alla chiesa scortato da due autopattuglie della polizia. Entra e aspetta, nascosto dietro una colonna. Romero sta celebrando la messa. Quando apre le braccia e offre il pane e il vino, corpo e sangue del popolo, l'assassino preme il grilletto.


E l'ultimo:

1967
Quebrada del Yuro

La raffica di mitra gli spezza le gambe. Continua a combattere seduto, finché gli fanno saltare il fucile dalle mani. I soldati si contendono a spintoni l'orologio, la borraccia, la cintura, la pipa. Diversi ufficiali lo interrogano, uno dopo l'altro. Lui tace e perde sangue. Il contrammiraglio Ugarteche, audace lupo di terra, capo di stato maggiore della Marina di un paese senza mare, lo insulta e lo minaccia. Lui gli sputa in faccia.
Da La Paz arriva l'ordine di far fuori il prigioniero.
Una raffica lo crivella. Muore così, colpito a tradimento, poco prima di compiere quarant' anni, esattamente alla stessa età in cui morirono, anch'essi colpiti a tradimento, Zapata e Sandino.
Nel villaggio di Higueras, il generale Barrientos mostra il suo trofeo ai giornalisti. Lui giace sulle pietre di un lavatoio. Dopo le pallottole, lo crivellano i flash.
La sua ultima faccia ha gli occhi accusatori e un sorriso malinconico.
E' morto qui, in questo 1967, in Bolivia, perché ha sbagliato il momento e il luogo, il ritmo e il metodo? O non è morto mai, da nessuna parte, perché non si è mai sbagliato in ciò che conta davvero in tutti i momenti e per tutti i luoghi, i ritmi e i metodi?
Pensava che bisogna difendersi dai tranelli dell'avidità, senza mai abbassare la guardia. Quando era presidente della Banca Nazionale Cubana, firmava Che le banconote, per burlarsi del denaro.
Per amore della gente, disprezzava le cose.
E' malato, pensava, il mondo in cui avere e essere hanno lo stesso significato.
Non mise mai da parte niente per se stesso, ne chiese mai niente.
Vivere è darsi, pensava; e si diede.

Viviamo tutti la stessa vita. Percorriamo lo stesso cammino. Difficile. E in qualunque modo giochiamo, non porteremo a casa la pelle.
E lasciamo delle macchie, lungo la strada.
Lasciamo tracce del nostro passaggio. Impronte ovunque.
Impurità, crudeltà, valanghe di errori, spazzatura, cose che avremmo voluto fare e che non ci sono mai riuscite; e che se ci sono riuscite, non sono venute come le avevamo sempre sognate.
Ma con il male, insieme a noi, è fuso il bene. Con l'odio, tutto l'amore di cui siamo capaci.
E ci accompagnano.
Portiamo ognuno la propria bandiera.
Andiamo avanti, finché possiamo.
Cercando di lasciare dei semi.
Molti si perderanno sull'asfalto, altri si seccheranno nel deserto o marciranno delle pozzanghere.
Ma ci sono milioni di fiori al mondo che dimostrano che non tutto va perduto.
Alcuni troveranno terreno fertile.
E cresceranno.

Non c'è altro modo per essere qui.


"Siamo, ecco il punto, siamo quello che facciamo
per cambiare quello che siamo…"
Da Il Libro degli Abbracci


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