1998

Casola Valsenio – 1 Maggio 1998

FORME DI VITA…

“ Le creature umane formano una strana fauna, una strana flora.
Da lontano paiono trascurabili; da vicino possono sembrare brutte e cattive. Ma soprattutto occorre che abbiano intorno aria, spazio sufficiente-spazio, anche più che tempo…”

A Noi, i perdenti di questa terra, gli animali incomprensibili delle foreste più nere, pazzi e sognatori;
Che non siamo cresciuti come ci si aspettava, l’erba cattiva nei vostri campi di grano pronti alla mietitura,
Che spuntiamo nel deserto con spine da cavar sangue a chi solo osa toccarci, costretti nelle zone d’ombra del Vostro Spazio, Scoperti quando fa comodo, fenomeni da baraccone in questo povero pianeta, trasformati in un circo che da secoli ha smesso di essere divertente;
A Noi, che siamo stati braccati e inseguiti, umiliati etichettati controllati e schedati,
Che verremo torturati e mutilati, trasformati in alibi o comode pellicce, magari imbalsamati e messi in mostra.
A Noi, gli intrusi, le Forme di Vita Diverse, sempre sull’orlo dell’estinzione stretti in assedio attorno al vostro territorio, attaccati coi denti all’esistenza;
Che non verremo mai ascoltati, solo derisi e studiati, coi nostri nasi rossi da pagliaccio, maschere tragiche con biglietti di solo andata per il nulla se il Tempo non riuscirà a trasformarci in carnefici di ciò che siamo stati
A Noi, che vorremmo solo crescere, come piante, e salire fino al paradiso o nascere dalle onde, come delfini, e sfiorare la luce con la pinna: scaturire dei vortici d’aria e volare diritti al sole;
A Noi, con le nostre assurde metamorfosi, avvolti in bozzoli di sogni, speciali ed indifesi, che verremo uccisi prima di diventare farfalle;
A Noi, che non invecchieremo mai, che piangeremo e piangeremo e piangeremo e urleremo senza cambiare nulla;
A Noi, cristo, i Perdenti di questa terra, abbandonati senza cura in questo mondo del cazzo, col nostro amore e con i pugni chiusi
Illuminati di speranza

“… e mentre meditavo sul mondo sconosciuto pensai allo stupore di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde all’estremità del molo di Daisy.
Aveva fatta molta strada per giungere a questo prato azzurro e il suo sogno doveva essergli sembrato così vicino da non poter sfuggire più.
Non sapeva che il sogno era già alle sue spalle, in quella vasta oscurità dietro alla città, dove i campi oscuri della Repubblica si stendevano nella notte.
Gatsby credeva nella Luce Verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggiava avanti a noi.
C’è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta; allungheremo di più le braccia… e una bella mattina…
Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato”.


(Citazioni tratte da Henry Miller, “Tropico del Cancro” e F. S. Fitzgeralg, “Il grande Gatsby”)


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