1989

GAIA IL PIANETA VIVENTE

Quando il primo uomo che conquistava lo spazio si avvicinava gradatamente alla Luna, la sua emozione più grande, non fu la contemplazione del nostro satellite. Era freddo, statico, senza vita. L’immagine nettamente dominante era quella della Terra ripresa dallo spazio. Guardare il nostro pianeta da quell’insolito punto di vista, svelava quanto fosse bello, pulsante, in costante mutamento e divenire, GAIA nell’Universo. GAIA, il pianeta vivente degli antichi Greci, della «Trilogia galattica» di Isaac Asimov e infine di Lovelock, lo scienziato indipendente inglese, autore dell’ipotesi di Gaia: «LA STRUTTURA CHE CONNETTE, IL DISEGNO COMUNE PRESENTE NEGLI ORGANISMI VIVENTI». Il pianeta Terra visto come un grande organismo vivente, dotato di una sua fisiologia e controllato dall’insieme degli esseri che lo abitano. In appoggio alla sua ipotesi, Lovelock sostiene la «CO-EVOLUZIONE», cioè l’evoluzione parallela in contrasto con il semplice adattamento degli organismi e pianeta: ORGANISMI UNICELLULARI, PLURICELLULARI E VEGETALI, non sono si adattano all’ambiente, ma lo modificano. Ma Lovelock non appare molto ottimista sui futuri destini dell’uomo sul pianeta.

Negli ultimi secoli ci si è creduti sul punto di diventare Dei, superuomini, in grado di creare un MONDO SECONDO, servendoci del mondo naturale soltanto come una serie di elementi costruttivi e non in stretta co-evoluzione, per edificarne uno nuovo.
L’uomo rinunciando alla visione dell’armonia con la natura, soggiogando questa, trasformandola e adattandola ai suoi scopi, ha condotto un assoggettamento, che equivale sempre più alla distruzione. Come ogni organismo, Gaia cercherà di difendersi. Il nostro spirito di conquista e di ostilità ci ha reso ciechi all’evidenza che di fatto le risorse naturali hanno un limite e che l’uomo può sfuggire al controllo della co-evoluzione biologica del pianeta. La scomparsa o la restrizione di molte specie genetiche, la deforestazione massiccia, l’abuso indiscriminato, fanno si che l’uomo agisca nei confronti di Gaia come un agente patogeno, un virus. Si catenarono gli anticorpi su Gaia ed ella si ribellerà alla rapacità umana. L’uomo non deve solo imparare a rispettare l’ambiente, ma a far parte di esso. Occorre allora costruire un altro rapporto con il pianeta. Una nuova considerazione di esso e una nuova modalità dell’essere. Un altro approccio misto e interdisciplinare che abbraccia FILOSOFIA E BIOLOGIA. Un fare e un essere umano che riconosca la Terra come Gaia. Non la sua possessione, ma la nostra appartenenza ad essa. Solo qualora si verifichino mutamenti di ordine fondamentale nei valori e nell’atteggiamento dell’uomo, nascerà una nuova epoca e un nuovo rapporto con la natura. Una coscienza comune planetaria dove la Biologia e la Filosofia possano trovare fonti di ispirazione diversa e alternativi interventi umani.
Nel senso se può lo studio di Gaia, fornire modelli di progettazione meno distruttivi di quelli sperimentati finora. Utilizzare l’ecologia come modello; gli studi biologici e filosofici potrebbero uscire dalle Accademie favorendo una svolta negli scopi e nei modi della ricerca scientifica, una maggiore considerazione dei problemi principali del pianeta come organismo vivente: la conservazione di un ambiente vivibile anche per l’uomo e per la pace.



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